Messner Mountain Museum

Se siete frequentatori dell’Alto Adige, vi sarete accorti che da qualche anno esiste una serie di musei molto particolari dedicati alla montagna. Il nome è di quelli che da soli bastano a spalancare scenari di epiche imprese destinate a restare indelebili nella storia dell’alpinismo e non solo. Messner Mountain Museum (sito internet ufficiale).
Ah, ma quel Messner? Reinhold Messner? Ebbene sì, proprio lui, abbracciamoci forte e scaliamo un ottomila in solitaria per rendere omaggio a questa vera e propria leggenda vivente.

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Reinhold Messner (fonte)

Messner Mountain Museum è un sistema museale particolarmente interessante, ideato dal mitologico (come l’unicorno o la fenice, direbbe il mio compagno di blog) alpinista, una collana composta da sei perle, sei musei sparsi per la provincia di Bolzano, ognuno dei quali volto ad approfondire un aspetto diverso della montagna e del rapporto dell’uomo con essa. Dalle ere geologiche alla storia dei grandi scalatori, dalle leggende che popolano gli ambienti montani di tutto il mondo alle culture che in essi hanno trovato la loro culla, fino ad arrivare a indagare gli aspetti più intimi e spirituali della relazione uomo-montagna.

Ci sarebbe abbastanza materiale da rimanere storditi e inebetiti, ma non è ancora finita. Tra gli eventi organizzati dai musei ce ne sono un paio da segnalare che mi costringono a letto per una lunga convalescenza. Roba da andare fuori testa. Attenti bene, prego:

1) Transumanza degli Yak con Reinhold Messner (dettagli). Sì, d’accordo.
2) Dialoghi attorno il fuoco con Reinhold Messner (dettagli). Sì, va bene, bravi e poi? Basta?

Non aggiungo altro perché sono già molto provato.

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I sei musei del circuito MMM: Firmian, Dolomites, Juval, Ortles, Ripa e Corones (fonte)

Dei sei musei (mi sono già fissato l’obiettivo di vederli tutti), ad oggi sono riuscito a visitare quello di Ripa, realizzato all’interno del castello di Brunico. Titolo della mostra permanente: L’eredità delle montagne.
Nel suggestivo ambiente risalente al tredicesimo secolo, viene ripercorsa la storia dei popoli che hanno abitato le zone montane del pianeta, in una convivenza spesso dura, ma dall’enorme fascino. Gli oggetti e i reperti che arredano le austere sale del museo rendono in maniera assolutamente efficace il concetto di sopravvivenza ai piedi delle vette.

Sol chi è disposto a muoversi e partire vince la consuetudine inceppante – Hermann Hesse
Citazione esposta in una delle sale del museo

Ho trovato particolarmente affascinanti le aree dedicate all’Himalaya (oddio, ecco che inizia la tachicardia, comincio a sudare freddo), con simboli, manufatti e musiche provenienti dalle popolazioni che vivono sul tetto del mondo. Nella sala nominata Nirvana, ricavata all’interno di una torre del castello, credo di avere perso il senso del tempo e aver sofferto di forti allucinazioni. Commovente.

A questo punto mi vedo costretto ad affrontare un argomento molto delicato, la dolorosissima spina nel fianco di tutta la questione. Il design dei musei è curato in ogni dettaglio, ma ce n’è uno che dal punto di vista realizzativo spicca su tutti, l’ultimo a essere completato, vale a dire il museo di Plan de Corones.

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Il museo di Plan de Corones (fonte)

Progettato dall’architetto di fama mondiale Zaha Hadid, questo edificio sorge sulla cima di un altopiano dalla spettacolare vista sulle Dolomiti ed è letteralmente inserito nella roccia, vera protagonista dell’esposizione intitolata L’alpinismo tradizionale.
Le forme sinuose e armoniche, tipiche dell’opera di Zaha Hadid, unite ai temi trattati nella mostra, saranno sicuramente un cocktail micidiale che mi provocherà indicibili sofferenze, ma metterò volentieri a repentaglio la mia salute fisica e mentale nel momento in cui farò appello a tutte le mie forze e salirò a Plan de Corones.

Che dire, prendetevi del tempo e visitate uno dei Messner Mountain Museum. Ve ne pentirete, ma è il destino di tutti noi.

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