Premetto una cosa: oceano Australiano, orrendo!
Premetto un’altra cosa: atollo corallino di Green Island, altrettanto orrendo!
Questo atollo, immerso nel sensazionale Mar dei Coralli australiano, deve il suo nome a Charles Green, capo vedetta della nave oceanografica HMS Endeavour capitanata dal famoso esploratore James Cook (idolo assoluto di qualsiasi viaggiatore), il quale lo scoprì il 10 giugno del 1770. Dal punto di vista naturalistico è una perla rara: pur avendo una superficie di solo mezzo chilometro, l’isola è infatti l’unico dei circa trecento atolli sabbiosi della Grande Barriera Corallina a vantare al suo centro una vera e propria foresta pluviale! Centoventi specie di piante indigene – tra cui la sconcertante Socratea Exorrhiza o Albero che cammina, pianta che per il particolare sviluppo delle radici può spostarsi anche di circa venti metri l’anno alla ricerca del sole – che di giorno ospitano innumerevoli volatili dai colori mai visti e, di notte, colonie di pipistrelli grandi come aquiloni. Tutt’attorno il mare… ma va be’ ragazzi, inutile che vi dica cosa si può vedere facendo dieci passi (ma dieci di numero eh!) in acqua indossando una semplice maschera di plastica della Decathlon: pesci di ogni forma e colore, tartarughe, mante, squaletti di barriera e un giardino di coralli da spezzare il cuore, raggiungibile a nuoto con due bracciate. Già solo con queste informazioni il turista medio potrebbe venire colto da labirintite e vagare per giorni nel disimpegno davanti al bagno di casa, purtroppo per lui non ho ancora nemmeno introdotto il protagonista di questa memorabile chicca… eh sì amici, perché l’atollo, oltre a ospitare un meraviglioso resort di lusso (il Green Island Resort per l’appunto) con eleganti bungalow immersi nella foresta, è anche la sede della piccola riserva zoologica chiamata Marineland Crocodile Park (qui il sito ufficiale). Un percorso a piedi guidato vi porta a lambire alcuni acquitrini artificiali che ospitato un bel po’ di specie di coccodrilli e un meraviglioso acquario stracolmo di pesci autoctoni dai colori imperdonabili, ma è l’ultima delle vasche che vi lascerà senza fiato…
La chicca si avvicina, la recinzione questa volta è di metallo pesante e il cartello in legno riporta la scritta Cassius. Nell’acqua stagnante si intravedono solo due occhi gialli inespressivi che fanno venire i brividi e probabilmente risvegliano quell’istinto di sopravvivenza che avevamo sviluppato quando noi mammiferi eravamo ai primordi dell’evoluzione e loro ci cacciavano. La pelle d’oca aumenta quando dall’acqua spunta pigramente l’intera testa dell’animale, più di un metro di corazza e una fila di denti da far spavento, il tutto accompagnato da una specie di brontolio sordo e agghiacciante. I visitatori si radunano, l’inserviente in posizione di sicurezza porge all’animale un pollo che viene prontamente inghiottito e questo piccolo escamotage vi permetterà di rendervi conto che la punta della coda è a più di cinque metri di distanza, laggiù in fondo! Signore e signori, siete di fronte a Cassius, il coccodrillo marino in cattività più grande al mondo! Con i suo 5,48 metri (20 centimetri di coda sono purtroppo stati persi “in battaglia”) e la sua tonnellata di peso, è inserito al vertice della classifica del Guinnes Word Records ed è stato stimato che in base alla sua stazza possa avere più di centodieci anni.
Ormai la pelle d’oca è ai livelli massimi e quindi più di così non può aumentare, ma quando l’inserviente racconta che l’animale è stato catturato qualche decennio fa nei dintorni dell’isola, cioè dove ero io a fare il bagno fino a una mezz’oretta prima, vi devo confessare che una gocciolina di sudore freddo mi è scesa dalla fronte.
Una menzione su un fatto increscioso accaduto poco dopo. Una turista media, credo americana, pensando di risultare simpatica ha chiesto ridacchiando all’inserviente se con coccodrilli del genere si possano fare le borsette (in sottofondo le risatine dei suoi simili). Il ragazzo in modo gentile ma perentorio le ha risposto chiedendole se si fosse resa conto di quanto stesse osservando:
“Quelli che ha davanti agli occhi, signora, sono mille chili di forza spaventosa, ricoperti da una corazza dura come la pietra… con cosa crede di poter uccidere un animale del genere per la sua borsetta? Con un bastone? Con una pistola? No signora, non credo proprio!“.
La turista media nel frattempo si stava rimpicciolendo sempre di più fino a scomparire tra le pieghe delle sue stesse calzette bianche. Giuro che è tutto vero.